Con l’ortoterapia ci si cura senza saperlo

Con l'ortoterapia ci si cura senza saperlo

Con l’ortoterapia ci si cura senza saperlo. Per gli anziani la cura del verde non è un trattamento obbligatorio, come la fisioterapia e l’uso di medicine, ma un hobby.

di Cecilia Ciotola

Soprattutto ai giorni nostri, chi vive in città sente il bisogno, non appena possibile, di immergersi nella natura per staccare la spina e ricaricare le pile. Gli effetti benefici che gli spazi verdi hanno sull’uomo, però, non si esauriscono certo qui. Anzi, piante e aromi rappresentano anche importanti strumenti terapeutici, utili in diversi ambiti. Insieme a Gabriele Betti, agronomo e ortoterapista di Milano, cerchiamo di capire come sfruttare al meglio le potenzialità racchiuse nella natura a favore del benessere degli anziani. Va comunque precisato che, sebbene l’horticultural therapy sia nata ed è preziosa soprattutto per chi vive nelle Rsa, ha comunque effetti positivi su qualunque individuo.

Benefici dimostrati: Sono numerosi gli studi che, a partire dalla seconda meta del Novecento, hanno dimostrato che la natura agisce in maniera positiva sul benessere psicofisico delle persone, a prescindere dall’età e dalle condizioni di salute. Una delle più importanti ricerche in tale ambito porta la firma dello statunitense Roger Ulrich; negli anni Settanta, questo scienziato ha messo a confronto due pazienti nelle medesime condizioni di salute (erano stati appena operati alla cistifellea) ricoverati nella stessa struttura. Uno di questi aveva la finestra che si affacciava sul giardino, mentre l’altro dalla propria finestra poteva osservare solo un muro. Il dottor Ulrich ha notato che il primo ha avuto un miglioramento delle proprie condizioni molto più rapido in confronto al secondo, rispetto al quale ha usato anche meno medicinali, richiedendo più raramente l’assistenza da parte del personale infermieristico e medico.

In un ambito come quello delle Rsa, in cui si è sempre costretti a fare i conti con risorse non certo illimitate, poter risparmiare su voci di spesa quali i farmaci e il personale è molto importante, riflette Betti. A partire dalle conclusioni dello studio del dottor Ulrich, intorno agli anni Novanta, negli Stati Uniti, numerose strutture hanno iniziato a investire nell’area esterna, creando dei veri e propri giardini terapeutici, con spazi dedicati anche agli operatori del centro e ai parenti, ben distinti da quelli riservati agli ospiti. I giardini terapeutici non sono diffusi solamente Oltreoceano, ma anche nei Paesi in via di sviluppo. Per esempio, ve n’è uno anche in un ospedale di guerra in Afghanistan.

All’estero l’ortoterapia è riconosciuta come una disciplina scientifica vera e propria, sottolinea Betti. In base alla patologia di cui soffre la persona, il medico indica all’ortoterapista l’obiettivo che vuole raggiungere. Sarà poi compito di quest’ultimo individuare il percorso terapeutico migliore per il malato per arrivare all’obiettivo che ha prefissato il medico. Per esempio, facendo seminare il terreno si stimolano la coordinazione neuromuscolare e le capacità motorie della persona. In combinazione ad altri trattamenti, lortoterapia assicura ottimi risultati nei confronti di numerosi disturbi.

Un piacevole hobby. Soprattutto in un ambiente come quello delle case di riposo, l’ortoterapia non deve essere imposta agli ospiti, che vanno semplicemente invogliati a prendersi cura degli spazi verdi. Quando dedica attenzioni a piante e aromi, è l’anziano, diversamente da quel che accade di solito, a prendersi cura di qualcun altro e ciò lo fa sentire importante, facendo crescere la sua autostima. Si crea infatti empatia tra l’ospite e la pianta, con quest’ultima che, crescendo o meno, da riscontri non verbali all’attività della persona. L’impegno profuso dall’anziano nella cura delle piante ha un effetto positivo non soltanto sulla sua sfera emozionale, ma anche su quella sociale (perché ha un argomento di conversazione in più nei confronti degli altri ospiti, del personale della Rsa e dei caregiver) e su quella fisica, poiché si muove.
È inoltre bene considerare che all’interno di una casa di riposo l’anziano svolge quasi esclusivamente attività, come la fisioterapia e gli esercizi di neuropsicologia, volti alla riabilitazione o al mantenimento delle capacità residue, che si sente obbligato a eseguire. Invece, la funzione terapeutica dell’ortoterapia non è evidente e ciò porta l’ospite a considerarla come una sorta di hobby. In questo clima, mentre si prende cura delle piante l’anziano è portato ad aprirsi al mondo e alle altre persone, sviluppando un’empatia più profonda di quella che si crea con i medici e i fisioterapisti.

Un’idea per gli ospiti con demenze. Attrezzare l’area esterna di una Rsa con un giardino Alzheimer può sicuramente aiutare gli ospiti che soffrono di questa o simili forme di demenza a conservare intatte le capacità cognitive residue o, perlomeno, a rallentarne il decadimento. È però fondamentale che tale giardino sia ben progettato, sottolinea Betti. Bisogna stare attenti a creare percorsi che non disorientino questi anziani. Un’idea potrebbe essere la realizzazione di una sorta di labirinto, facendo però in modo che la vista possa spaziare e non formando corridoi angusti. Per esempio, è indicato un percorso a forma di ‘8’. Devono poi essere evitati gli angoli, privilegiando le forme curve, e il colore bianco, che non viene percepito bene da chi soffre di Alzheimer. È inoltre importante che in tale luogo vi sia sempre un operatore insieme all’ospite Questo labirinto deve poi stimolare almeno quattro sensi dell’anziano: la vista attraverso i colori della vegetazione, l’olfatto tramite il profumo degli aromi, il tatto scegliendo piante con fogliame dalla consistenza differente e il gusto posizionando alberi da frutto, che gli ospiti possono assaggiare. E infine fondamentale che all’interno del giardino Alzheimer vi siano piante che garantiscano una fioritura lungo tutto l’arco dell’anno, così da non lasciarlo mai completamente spoglio, abbinandole però a specie spoglianti, per mettere in evidenza la scorrere del tempo, che aiuta gli anziani a mantenere il contatto con la realtà.

All’interno del giardino Alzheimer vi può essere anche una variazione della pavimentazione, con alternanza, per esempio, di cemento, erba e sabbia. Il contatto dei piedi nudi degli ospiti con superfici diverse fa aumentare la sensibilità e favorisce una riabilitazione migliore e più rapida. Quest’area verde deve essere fruibile dagli anziani, altrimenti perde la propria funzione; perciò, se molti sono in sedia a rotelle, le essenze aromatiche vanno posizionate in vasi rialzati. Per destare la curiosità degli Ospiti, si può infine far leva sulla peculiarità del territorio in cui si trova la Rsa.
Per esempio, se la struttura è situata in una zona agricola si può mettere in giardino un aratro, mentre se è in una zona tessile, si può inserire nell’area verde una piccola asse da cucito. Un cartello con qualche aneddoto su tali oggetti può far crescere ulteriormente l’interesse degli anziani.

GABRIELE BETTI E L’ASSOCIAZIONE SAN MICHELE

Agronomo laureatosi all’università degli Studi di Milano nel 2010, Gabriele Betti ha già una significativa esperienza di ortoterapista alle spalle. Infatti, ha ricoperto e ricopre questo ruolo in diverse strutture; non soltanto in Rsa, ma anche in un centro per bambini con disturbi dello spettro autistico. Inoltre, collabora con l’associazione San Michele di Milano, dove tiene corsi di ortoterapia sia a persone sane sia a individui con problemi di vario genere. L’associazione San Michele ( sito internet www.associazionesanmichele it ) organizza anche numerose attività, alcune delle quali rivolte proprio agli anziani.

40 Sesta stagione – febbraio 2017

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